Piacciono a molti e, effettivamente, si tratta di frutti di mare gustosi e nutrienti, in grado di impreziosire tanti piatti estivi. Tuttavia, guai a pensare che il rapporto culinario con cozze e vongole sia tutto positivo: a volte questi alimenti possono provocare brutte sorprese, conducendo i degustatori a diventare “pazienti” di qualche ospedale. Ma come poterle mangiare in sicurezza?
Cominciamo con il rassicurare molti lettori ricordando che cozze e vongole, oltre che buone, fanno anche bene alla nostra dieta: sono infatti ricchissime di proteine (circa il 10%), vitamina B12, sali minerali come il ferro (6 mg per 100 grammi), fosforo, potassio, zinco, magnesio, selenio. Di contro, hanno un basso contenuto di grassi (tra l’1% e il 2%) e un ridotto apporto calorico (circa 70-80 calorie per 100 grammi).
Purtroppo, come dicevamo, cozze e vongole sono dei veri e propri setacci: ovvero, utilizzano le branchie per poter filtrare l’acqua (fino a sei litri l’ora!) da cui ricavare le particelle alimentari che utilizzano per la loro alimentazione. Questo meccanismo può tuttavia diventare pericoloso per chi le mangia, soprattutto se il mare in cui vivono non è pulito.
Per evitare brutte sorprese, basta però compiere qualche gesto di semplice attenzione. Ad esempio, meglio acquistarle sempre in supermercati e negozi di fiducia che rispettino la catena del freddo, verificando, sulla confezione, la presenza del marchio Cee. Meglio inoltre guardare alla “salute” della conchiglia, che deve apparire fresca e non opaca. Le valve devono naturalmente essere chiuse e, qualora leggermente aperte, devono chiudersi toccandole.
Una volta a casa, ricordarsi sempre di effettuare un abbondante lavaggio con acqua corrente per eliminare i residui e di cuocerle per bene: mangiarle crude, come ovvio, aumenta il rischio di infezioni.