Trascorriamo ore a ritagliare i coupon promozionali o corriamo in negozio per accalappiare l’offerta dell’ultima ora, e tutto ciò siamo disposti a farlo pur di far nostro il concetto del risparmio. Ma magari, se con una mano sfogliamo i depliant delle offerte, con l’altra svuotiamo nel cestino un piatto non ancora finito o finiamo per buttare del cibo che potrebbe essere riutilizzato sotto altre forme. Insomma, anche sul fronte del risparmio gravita una grande ipocrisia.
La Giornata mondiale dell’alimentazione che si è celebrata pochi giorni fa, non a caso, mira proprio a ricordare ai consumatori come lo spreco di cibo sia una delle piaghe più controproducenti, offensive e dilaganti di oggi giorno. In occasione di questo evento, però, è venuto fuori un quadro secondo cui gli italiani starebbero dimostrando una certa sensibilità su tal fronte: sarà stata la grande crisi o magari una presa di coscienza generale, fatto sta che il 54% della popolazione italiana ha ridotto sensibilmente gli alimenti che prima di allora era solita gettare nella spazzatura; il 51% degli intervistati, invece, ha ammesso di aver modificato le proprie condotte alimentari verso una dieta più equilibrata ed economica.
Ma al di là dei piccoli passi in avanti compiuti da questo o quel paese, il livello di spreco alimentare nel mondo continua a rimanere fermo su livelli d’allarme. I passaggi della filiera dal produttore al consumatore finale, infatti, valgono 2.060 miliardi di euro: eppure se tutti noi riuscissimo a condurre uno stile di vita più sano, una gestione della spesa più oculata e a fare della battaglia allo spreco una missione personale, molto probabilmente questo numero sarebbe prossimo all’azzeramento!
Insomma, qualche miglioramento utile lo si sta registrando, ma è indubbio che ci sia ancora tanta strada da fare per poter affermare che lo spreco di cibo sia stato debellato dalla faccia della terra.