Il dollaro si è rafforzato in maniera evidente negli ultimi giorni, riuscendo a rivedere i massimi che aveva abbandonato circa un mese or sono, supportato dai dati che hanno mostrato una crescita dei valori della produzione più ampia di quanto atteso, e dal crescente auspicio per un altro rialzo dei tassi Fed al FOMC. Intanto, nella scorsa notte la valuta verde si è temporaneamente indebolita, con un movimento riassorbito rapidamente, probabilmente a causa del fatto che l’elezione per il seggio del Senato in Alabama si è conclusa con la vittoria di un democratico: un elemento che va a ridurre ulteriormente la maggioranza repubblicana in Senato a 51-49, generando così preoccupazione per le sorti della riforma fiscale, che però al momento sembrerebbe avere voti sufficienti per passare.
Intanto, per quanto concerne il calendario macro, oggi pomeriggio usciranno i dati di inflazione, attesa in salita nel mese di novembre, andando probabilmente a favorire un consolidamento del biglietto verde. L’appuntamento più importante sarà comunque – come già ribadito – con il FOMC, non tanto per il rialzo immediato dei tassi (che il mercato ritiene scontato) – quanto per le prospettive future.
L’attenzione degli analisti sarà pertanto incentrata sulla previsione di rialzi per il 2018 (attualmente la Federal Reserve ne ha conservato in programma tre), sulla valutazione della natura, transitoria o meno, del rallentamento dell’inflazione e sulla valutazione dell’impatto della riforma fiscale. Se la Federal Reserve sceglierà di mantenere la previsione di tre rialzi dei tassi, esprimendo così un giudizio più favorevole sullo scenario di crescita – inflazione anche alla luce degli effetti attesi della riforma fiscale, il dollaro dovrebbe apprezzarsi ulteriormente.